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L'io narrante di questo racconto è un manager italiano di un'azienda multinazionale, che aveva lavorato ed era stato accasato a lungo a Città del Messico, dopo esserlo stato a Lagos in Nigeria, a Rio de Janeiro in Brasile e in altre nazioni in cui la civiltà industriale diramava le proprie attività. Egli era originario dell'Abruzzo, aveva studiato a Roma, era stato militare nell'ultimo anno della seconda guerra mondiale ed aveva fatto in tempo per accodarsi ai partigiani. Era un "intellettuale", lettore di tutto ciò che di nuovo si pubblicava allora in Italia, seguace dei film neorealisti, e credeva che quelli come lui avrebbero potuto cambiare la società. Alla fine, per necessità economiche, dopo un conflittuale matrimonio a Roma e una figlia, aveva accettato il primo incarico in Nigeria, dove la moglie e la figlia erano andate a trovarlo ma senza adattarsi, come egli ormai non si sarebbe più adattato al traffico automobilistico di Roma e alla relativa puzza di carburante. Il libro è ambientato su una lenta nave da carico, che costeggiava tutto il Golfo del Messico, fin nella Florida ed oltre, sostando a lungo nei porti per scaricare e caricare merci. Il nostro protagonista, per strano diversivo o capriccio aveva scelto quest'insolito e proletario viaggio per ritornare in Italia, dove avrebbe ricevuto un nuovo incarico dalla multinazionale avendo esaurito il suo compito a Città del Messico.